“Oggi esistono algoritmi per svolgere previsioni sul consumo di risorse IT e abbiamo sviluppato internamente soluzioni di BI che sfruttano questi algoritmi per analizzare il comportamento delle macchine e guidare le nostre future azioni”, indica Castellano. “Il consumo deve essere immaginato in modo preventivo, anziché consuntivo. Ciò richiede un’evoluzione culturale, che passa necessariamente attraverso l’analisi dei dati”.
Castellano evidenzia come, tradizionalmente, la funzione IT sia abituata a svolgere attività di BI per il business. Ma, per gestire i costi del cloud, l’IT deve imparare a fare BI rivolta all’IT. “È un nuovo approccio mentale che impone, fin dalla fase iniziale di progettazione delle soluzioni, di costruire secondo il paradigma di destinazione, ovvero il cloud”, dichiara il CIO.
Anche per questo alcune soluzioni legacy di Maggioli – prima fra tutte l’ERP SAP – non sono state portate ancora nel cloud: occorre prima la modernizzazione delle architetture.
Come scalare le risorse (e i costi) nel cloud
Nel caso di BizAway, il cui core business è la piattaforma web per le prenotazioni dei viaggi aziendali, l’azienda individua, annualmente, un budget per i 12 mesi successivi, basato sulle previsioni di crescita, l’inflazione, l’introduzione di nuove funzionalità e altri parametri. Questo bilancio previsionale costituisce il punto di partenza per un lavoro di monitoraggio costante sui consumi del cloud, al fine di capire se vi sono inefficienze e, nel caso, individuarle per ridimensionare le risorse.
“Per esempio, nel controllo del consumo delle risorse computazionali, potremmo accorgerci che una pagina web è lenta a caricare”, spiega Dal Bianco. “In questo caso, automaticamente il servizio cloud aumenta le risorse della Cpu e, di conseguenza, salgono i costi. Ora, visto che le prestazioni del sito web sono per noi cruciali, cerchiamo di trovare l’equilibrio tra la qualità dell’esperienza utente e l’efficienza dei costi. Se abbiamo raddoppiato o quadruplicato i clienti è fisiologico scalare le risorse verso l’alto per soddisfare la domanda; altrimenti interveniamo per evitare un consumo di risorse non giustificato”.
In modo analogo, BizAway ha ottimizzato il motore di ricerca interno al sito in modo da preservare le prestazioni man mano che acquisisce nuovi clienti: l’equilibrio tra user experience e controllo dei costi è garantito dalle Lambda function, che permettono all’IT di aggiungere potenza computazionale e, al tempo stesso, di consumare molto meno nei momenti di minori richieste, come di notte.
I costi “nascosti” del cloud e il ruolo dei fornitori
Sulla gestione dei costi del cloud c’è anche un importante lavoro commerciale da svolgere, da parte del team vendita, ma a volte anche del CIO, osserva Dal Bianco.
“Nel cloud conviene condurre una rinegoziazione costante dei termini del contratto: ci sono parti non scritte su cui si può agire”, afferma il manager di BizAway. “Per esempio, si può proporre al cloud provider un contratto annuale o biennale con pagamento anticipato, ma a fronte di uno sconto sui prezzi; oppure, se si privilegia il cash flow, accettare il contratto annuale o biennale e i prezzi proposti, ma con pagamento per trimestre”.
Un altro costo (soprattutto in termini di tempo e persone impiegate) da non dimenticare è quello del passaggio da un cloud provider all’altro, nel caso si cambi fornitore o si intenda adottare un modello a più fornitori (multi-cloud).
“Il passaggio non è sempre semplice”, osserva Dal Bianco, “ma un buon modo per tutelarsi è salvare i dati usando database open source, che sono compatibili tra diversi provider. Se si usano prodotti customizzati sul proprio fornitore cloud, c’è sì migliore integrazione e maggiore scalabilità, ma la migrazione può diventare complessa, perché il formato in cui i dati sono stati conservati non sempre è compatibile con il database di un altro provider”.
La gestione dei costi del cloud è anche un settore di mercato in cui l’offerta di prodotti dedicati sta aumentando: diversi fornitori di servizi software stanno integrando nelle loro suite soluzioni che permettono di analizzare, automaticamente e in modo più granulare, i dati sui consumi forniti dai cloud provider ai loro clienti. “È un trend importante sul mercato IT”, ci ha confermato l’offering manager di una multinazionale dei servizi software.
Gli strumenti che vanno in aiuto dei CIO sono, dunque, destinati ad aumentare, perché l’adozione del cloud continua a diffondersi e, di pari passo, cresce l’esigenza delle aziende di far emergere tutte le voci di costo e di monitorarle in tempo reale per evitare, a fine mese, un conto che potrebbe rivelarsi molto salato.